Nov 15, 2012 | Comunicato blog
Abbiamo appreso di recente dal web, che Casa.it ha modificato la propria politica commerciale e ora non è più consentito all’agente di visionare l’indirizzo mail dell’utente della richiesta generica.
Stanno nascendo diverse discussioni su questa scelta attuata dal portale, ma che è solo l’ultimo punto di un dilemma molto più ampio che già da tempo sul web tiene banco, che si estende a molti portali e riguarda l’attribuzione della titolarità della “richiesta del cliente” generata da annuncio della specifica agenzia.
Un dubbio amletico, al quale una risposta definitiva potrebbe portare a delle conseguenze nella strategia di gestione di una importante risorsa, ossia il contatto del potenziale cliente, diametralmente opposta.
Una fotografia attuale dello stato dei fatti, ci restituisce, due visioni opposte e all’apparenza incompatibili tra loro.
E’ prassi condivisa di molti portali considerare come proprio il contatto che scaturisce da un annuncio pubblicato dall’agenzia inserzionista, attribuendosi quindi libera facoltà nella sua gestione.
Ma sentendo anche “l’altra campana”, ossia le agenzie che utilizzano il portale come veicolo pubblicitario per dare visibilità ai propri annunci, l’opinione non sembra essere sempre concorde con i portali.
Si sta delineando un vero e proprio tiro alla fune per la attribuirsi la paternità del contatto, che vede da un lato il portale e dall’altro l’agenzia, entrambi con tesi a proprio favore per la definizione della libertà di utilizzo dello stesso.
Quindi ci chiediamo e vi chiediamo:
la proprietà della richiesta del cliente è del portale, che ha la funzione di pubblicizzare gli annunci e creare interesse, attraverso azioni di marketing strategico e indicizzazione, per portare alla generazione di “potenziali clienti” o dell’agenzia/agente che ha inserito l’immobile, che ha suscitato l’interesse dell’utente generando il contatto?
Siamo interessati a capire le opinioni sia degli agenti che dei portali in merito a questo “dubbio amletico”…
Redazione Portaliimmobiliari.net
Nov 5, 2012 | Comunicato blog
l mercato immobiliare in Italia sta vivendo, come sottolineano anche i recenti dati dell’Agenzia del Territorio, una forte fase di contrazione, con un calo degli scambi nel settore residenziale pari al –25,3% rispetto al II trimestre 2011.
Alla luce di queste informazioni, Casa.it ha voluto sondare le intenzioni d’acquisto degli italiani e ha posto ai suoi utenti una semplice domanda:
“Considerando l’attuale situazione economica, è un buon momento per pensare di acquistare un immobile?”
La maggioranza degli intervistati ha risposo con un eloquente
“Sì, ma solo se trovo un vero affare”.
Analizzando più approfonditamente le risposte, ecco dove si focalizza l’attenzione dei potenziali acquirenti: le“giuste” periferie e gli appartamenti da ristrutturare nei centri storici.
È’ evidente come il risparmio sia prioritario in queste scelte. Fra le periferie, le ricerche si concentrano nei quartieri in via di riqualificazione e dove si stanno sviluppando nuovi collegamenti con il centro città (segnalate dal 43% degli intervistati come zone interessanti per un possibile investimento immobiliare), con un particolare occhio alle nuove costruzioni che, grazie alle nuove classi di efficienza energetica, garantiscono minori spese ordinarie e la potenziale assenza di spese straordinarie nel medio termine. Per i centri storici, invece, sono gli immobili da ristrutturare ad essere i più ricercati (dal 34% degli intervistati) : vengono presi in considerazione anche immobili che necessitano di interventi di ristrutturazione, sia perché ci possono essere ampi margini di trattativa e un abbattimento del prezzo d’acquisto (stimato tra il 15/20%) sia perché, fino a luglio 2013, il Decreto Sviluppo garantisce corposi sconti fiscali per le ristrutturazioni.
I dati dell’osservatorio confermano il sentiment espresso dagli intervistati di Casa.it che pongono particolare attenzione verso quelle zone delle principali città italiane dove le recenti opere di riqualificazione immobiliare porteranno ad una rivalutazione degli immobili nei prossimi 2 anni. La tipologia di immobile su cui si concentrano maggiormente le ricerche è il bilocale di circa 60 mq per chi vuole fare un investimento mentre il trilocale di circa 90/100 mq per chi cerca una casa più grande dove vivere.

Per la città di Milano, le zone dove la domanda di immobili continua a “tenere” sono quelle interessate dalla costruzione della 4° linea della metropolitana, in particolar modo il quartiere Parco Solari – Via Foppa. Qui si possono, infatti, ritrovare entrambe le caratteristiche richieste: immobili da ristrutturare, il cui prezzo medio si aggira sui 4.700 € al mq, e vicinanza alle nuove fermate della rete metropolitana in fase di realizzazione. Per l’hinterland, invece, la “zona calda” è Rho – Pero, dove si è registrato un incremento sia della domanda sia dell’offerta con quotazioni medie di 2.550 € al mq; quest’area è, infatti, al centro dei lavori per Expo 2015 e può già beneficiare di un collegamento preferenziale con il centro città, grazie al prolungamento della MM1 e alla stazione ferroviaria Rho-Fiera.

Nella città di Roma, invece, la domanda si sta rivolgendo prevalentemente alla zona Est, sulla direttrice della nuova linea Metropolitana C che percorre la Via Consolare Casilina, dove il prezzo medio è di circa 4.150 € al mq. Nell’hinterland, invece, la zona di maggior interesse è quella a Nord-Est, coinvolta dal prolungamento della linea A, dove un immobile da ristrutturare si attesta mediamente sui 2.650 € al mq.

A Napoli, invece, l’attenzione di chi intende acquistare un immobile si sta indirizzando verso la zona diCapodimonte,al centro di un progetto di riqualificazione promosso dalla Direzione Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici della Campania, dove il prezzo medio si attesta sui 3.150 € al mq e la zona di Pianura, anch’essa interessata da progetti di riqualificazione urbana, dove un immobile da ristrutturare si aggira sui 2.700 € al mq. L’interesse dei potenziali acquirenti per il centro storico si focalizza, infine, sulla zona Centro – Corso Meridionale dove il prezzo medio si attesta sui 2.850 € al mq.
Fonte: http://blog.casa.it/
Nov 5, 2012 | Comunicato blog
Non solo le famiglie e i proprietari di seconde case. L’Imu peserà e tanto sui bilanci delle imprese che possiedono un negozio, un laboratorio o un capannone. Il conto potrebbe essere addirittura il triplo rispetto alla vecchia Ici. Colpa delle aliquote più alte rispetto al passato (quasi sempre e salvo poche eccezioni oscillano tra lo 0,96% e il massimo applicabile, vale a dire l’1,06%) e i coefficienti moltiplicatori più elevati. Alla fine, prendendo in considerazione i 10 maggiori capoluoghi d’Italia, l’aumento che una mini-impresa (prendiamo l’esempio di un bar o di un ristorante) con un immobile di 100 metri quadrati e una rendita catastale di 1.470 euro dovrà sostenere arriva a toccare anche i 600 euro a Torino e si attesta tra i 500 e i 530 euro tra Cagliari, Firenze, Palermo, Napoli e Bari. L’effetto più pesante, tra l’altro, dovrà essere ancora avvertito. Perché nell’acconto giugno gli imprenditori sono andati alla cassa calcolando l’importo dovuto sulla base dell’aliquota standard nazionale (0,76%), ora invece al saldo entro il 17 dicembre bisognerà applicare l’aliquota decisa dai singoli comuni. In pratica, se allarghiamo il campo a tutti i comuni capoluogo, l’aliquota media sarà dello 0,96 per cento. Tradotto in denaro, vuol dire che dopo un acconto di 380 euro l’impresa dovrà pagare 580 euro di saldo.
Del resto sono davvero pochi i Comuni capoluogo che hanno previsto sconti ad hoc per botteghe artigianali, negozi o capannoni. Se si contano anche le agevolazioni alle nuove imprese o alle imprese che assumono, si raggiunge la quota del 25% (su 104 città). E su questo fronte ci sono stati ritocchi fino all’ultimo minuto, cioé fino a mercoledì 31 ottobre: l’ultimo giorno in cui i Comuni potevano approvare i bilanci previsionali 2012 e con questi i regolamenti e le delibere Imu. A Brindisi, per esempio, il consiglio comunale ha alzato – su proposta della giunta – dallo 0,76 allo 0,86% l’aliquota per le seconde case sfitte e ha previsto una sorta di Robin Hood Tax per i grandi produttori di energia, compresi quelli da fonti rinnovabili, che pagheranno l’1,06 per cento. Mentre Genova ha ridotto all’1,01% l’aliquota per i capannoni e gli immobili produttivi (categoria catastale D/1) utilizzati direttamente dai proprietari di microimprese e piccole imprese fino a 50 dipendenti.
Gli altri rincari locali
All’Imu, però, vanno aggiunti anche gli altri rincari di imposte e tasse o tariffe locali. Dall’addizionale comunale che peserà sull’Irpef dovuta dall’imprenditore (in alcuni casi l’aliquota è addirittura raddoppiata), alla Tarsu/Tia dovuta sui rifiuti (con variazioni dal 40% all’80% in più rispettoa ll’anno scorso, a seconda delle città). Se poi si sommano i canoni per l’utilizzo di spazi pubblici e quelli per insegne pubblicitari, il rincaro complessivo solo per le tassi locali può schizzare anche del 70 per cento.
Fonte: http://www.ilsole24ore.com/
Nov 5, 2012 | Comunicato blog
Se per chi vuole comprare casa ottenere un mutuo è una chimera, chi un prestito ce l’ha già festeggia. l’indice euribor ha infatti subito la discesa più forte degli ultimi tre anni, portandosi su livelli ormai prossimi allo zero. Ecco gli effetti sulla rata.
A gennaio 2012 l’euribor 1 mese era 0.84%, oggi è 0.11%; l’euribor 3 mesi all’inizio dell’anno era a 1.22%, oggi è a 0.20%. Quello a 6 mesi, meno usato, si trova invece allo 0,39%, mentre quello a 1 anno, che ci aiuta a capire la tendenza dei prossimi mesi, è allo 0,62%

Quanto risparmio?
Quanto maggiore è l’importo del mutuo, tanto più si sentirà la discesa dell’euribor. Tuttavia, ricordiamo, incide in modo determinante la durata e il momento in cui ci si trova, in quanto all’inizio si pagano più interessi e meno capitale. Nei primi anni di restituzione del prestito, quindi, si la diminuzione sarà più accentuata, fino ad essere quasi nulla per chi è alla fine.
Quindi, i mutui a cui restano meno di dieci anni per essere estinti, sentiranno appena la differenza (tra il 4 e il 5%) mentre il livello massimo di risparmio sarà percepito da chi deve ancora pagare oltre 30 anni di mutuo. Chi ha acceso un prestito per la casa nel 2010, per fare un esempio, ha avuto diverse fortune: spread bassi ed euribor sempre al di sotto dell’inflazione
Diminuiscono pertanto le rate dei mutui a tasso variabile sottoscritte negli anni scorsi. Se a inizio anno la rata di un mutuo a tasso variabile indicizzato all’euribor 3 mesi con spread del 2% per 150.000 in 25 anni era di 728 euro, oggi è di 651 euro. un risparmio pari a 77 euro al mese
L’annata del 2008
Per chi contrasse il mutuo nel 2008, quando ci fu il picco celebre dell’euribor, la differenza sarà incredibile. Ad ottobre di quell’anno infatti l’euribor 1 mese salì sino al 4,83% e quello a 3 mesi al 5,11%
In quest’ultimo caso la rata dello stesso mutuo di 150.000 euro in 25 anni con spread medi di quel periodo intorno all’1% era pari a 976 euro. oggi la rata è scesa sino a 579 euro, ossia quasi la metà.
Fonte: http://www.idealista.it/
Nov 5, 2012 | Comunicato blog
Un Patto ‘salva mutui’, una misura dedicata espressamente a favorire l’acquisto di un’abitazione da parte delle giovani coppie, soggetti deboli in ragione della precarietà del lavoro e dei pochi risparmi disponibili e un ulteriore aiuto per il pagamento dell’affitto per le famiglie colpite dal terremoto che si trovano in situazioni di ‘disagio acuto’. Sono queste alcune delle iniziative che Regione Lombardia ha recentemente attuato per aiutare le persone che si trovano in difficoltà economica. Le misure messe in campo rappresentano interventi concreti, che incrementano il sostegno regionale al territorio virgiliano che ha visto l’investimento, dal 2006 a oggi, di 38,88 milioni di euro.
Tecnicamente l’accordo è stato raggiunto con Banca Intesa e con Unicredit, in duplice modo: il primo consente di rinegoziare, sospendere o rimodulare il mutuo, il s econdo consente al proprietario in difficoltà di vendere l’alloggio alla banca, a condizioni ottimali, stipulare un contratto di affitto 4+4 sullo stesso alloggio ed eventualmente accedere nuovamente ad un mutuo per acquistarlo in seguito.
«Sta purtroppo crescendo il numero di quanti non riescono a far fronte alle rate del mutuo o a sostenere l’affitto e nuove categorie di ‘poveri’ come i giovani e i nuclei monoparentali». Le crescenti difficoltà occupazionali stanno facendo aumentare la domanda di alloggi in affitto, ma anche il numero degli sfratti, passati dai 4.666 del 2005 ai 12.511 del 2010.
Fonte: http://www.blogagenzieimmobiliari.it/